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Foto – Work in process


UHF ed effetti biologici

Negli ultimi anni si è verificato un sensibile aumento del livello di radiazioni elettromagnetiche presenti nell’ambiente come risultato dello sviluppo dei sistemi di comunicazione, che hanno richiesto la creazione di una rete capillare di antenne e l’aumento delle esigenze di utilizzo dell’energia elettrica.
La nostra generazione è pertanto la prima ad esporsi a campi di microonde e radiofrequenza artificiali che includono un vasto spettro di frequenze ed intensità; tale condizione ha stimolato lo sviluppo di studi orientati ad una maggiore conoscenza delle interazioni tra onde elettromagnetiche e corpo umano.
A partire dallo studio del comportamento delle frequenze elettromagnetiche utilizzate dai dispositivi d’uso quotidiano e dei loro effetti sull’organismo, il progetto “Gusho – reattive protettive dress, si pone il duplice obbiettivo di visibilizzare la presenza dei campi magnetici e fornire un sistema di protezione ed adattazione a tale nuovo contesto ambientale.

RADIOFREQUENZE ED EFFETTI BIOLOGICI E COMPORTAMENTALI
I prodotti quotidiani, come cellulari, dispositivi wireless, bluetooth e gps funzionano a frequenze radio comprese tra i 300 ed i 3000 MHZ (Ultra High Frequency). Dovuto al sensibile incremento della loro diffusione, diversi studi nel corso degli ultimi anni stanno investigando la relazione tra l’esposizione a questo tipo di frequenze e gli effetti sulla salute degli esseri viventi.
A tal proposito, a partire dal 1996 la World Health Organization (WHO) ha iniziato il progetto International EMF Project, dedicato a valutare formalmente i possibili rischi prodotti dall’esposizione alle radiofrequenze.
Nonostante non esista un consenso nella comunità scientifica riguardo alla relazione tra radiofrequenze dei cellulari e problemi di salute, diversi studi stanno analizzandone correlazione tra gli effetti prodotti dall’esposizione ai cellulari e i cambi a livello biologico, comportamentale e cognitivo.
A livello cognitivo e comportamentale sono state osservate relazioni tra l’esposizione alle radiofrequenze ed effetti simili a quelli dello stress quali quali aumento del’ emicrania (2), perdite di memoria a breve termine, nausea, cambi nelle funzioni del sistema nervoso, disturbi del sonno (2) e una riduzione dei tempi di reazione nei compiti che coinvolgono l’uso della memoria spaziale (3).
Dal punto di vista biologico, si sono osservati effetti sul sistema nervoso facciale ed i tessuti morbidi adiacenti nei conigli (4) ed un cambio nel metabolismo cerebrale negli esseri umani, il quale implica una modifica della comportamento chimico dei neurotrasmettitori che regolano il funzionamento del corpo intero (5).

BIBLIOGRAFIA
(1) Repacholi , M.H.; “Health risks from the use of mobile phones”. Occupational and EnTironmental Health, World Health Organization, 1211 GeneTa 27, Switzerland
(2) Hutter, H-P; H Moshammer, P Wallner, M Kundi (May 1, 2006). “Subjective symptoms, sleeping problems, and cognitive performance in subjects living near mobile phone base stations”. Occupational and Environmental Medicine (London, UK: the BMJ Publishing Group) 63 (5): 307–313. doi:10.1136/oem.2005.020784. OCLC 41236398. PMC 2092490. PMID 16621850. Retrieved 2008-01-07.
(3) Luria, Roy; Eliyahu, Ilan; Hareuveny, Ronen; Margaliot, Menachem; Meiran, Nachshon (2009). “Cognitive effects of radiation emitted by cellular phones: The influence of exposure side and time”. Bioelectromagnetics 30 (3): 198–204. doi:10.1002/bem.20458. PMID 19194860.
(4) Aalto, S; Haarala C; Brück A; Sipilä H; Hämäläinen H; Rinne JO (July 2006). “Mobile phone affects cerebral blood flow in humans”. J Cereb Blood Flow Metab (Nature Publishing Group) 26
(5) Acar GO, Yener HM, Savrun FK, Kalkan T, Bayrak I, Enver O. “Thermal effects of mobile phones on facial nerves and surrounding soft tissue.”
Department of Otorhinolaryngology, Istanbul Goztepe Training and Research Hospital, Istanbul, Turkey.

Work in progress::: gonfiando



Work in progress




Sull’uso del corpo come strumento cognitivo e sul ruolo delle protesi nell’estensione della nostra coscienza

All’interno del contesto delle scienze cognitive si sta verificando un crescente interesse riguardo alla possibilità che l’esperienza corporale possa determinare non solo i processi cognitivi vincolati a padroneggiare le contingenze sensomotorie ma bensì anche le capacità cognitive superiori come l’immaginazione, la memoria implicita, la memoria di lavoro, il ragionamento ed il problem solving (Wilson).
Tale ipotesi, che prende il nome di “embodied cognition” sostiene che il corpo, attraverso la sue capacità sensoriali, manipolative e kinestetiche, sia l’elemento che costruisce la nostra relazione con il mondo, determinando i processi alla base della costruzione del significato e della conoscenza.
L’idea che i pensieri, concetti e modelli mentali siano influenzati e determinati dal ruolo delle strutture e degli stati fisici, ribalta il tradizionale approccio dualista cartesiano e porta alla luce una concezione del corpo come strumento cognitivo.

Tale area di ricerca offre indubbiamente una prospettiva interessante a partire dalla quale pensare il ruolo della protesi tecnologica e del suo uso in un contesto artistico.
Senza voler affrontare il complesso compito di ripercorrere un retrospettiva sull’uso della protesi nell’arte contemporanea mi piacerebbe iniziare a delineare alcune linee guida per poter strutturare il mio pensiero.
Non è certo un’affermazione innovativa l’idea che ogni tecnologia rappresenti un’estensione dei nostri sensi ma, in tale contesto è interessante pensare le diverse direzioni in cui la tecnologia amplifica, cambia e riprogramma la nostra percezione e la nostra relazione con l’ambiente.

Negli ultimi decenni l’uso protesico della tecnologia ha aperto gli spazi per nuovi programmi e nuovi piani d’azione, per i quali la finalità non è più rappresentata dalla volontarietà del controllo sull’esterno ma si orienta all’esplorazione del corpo ed all’uso della tecno-protesi come strumento per ampliare la nostra conoscenza riguardo a noi stessi o all’ambiente.

Le sperimentazioni artistiche che si sviluppano attorno all’idea di coscienza corporea assumono direzioni differenti ma complementari. Queste si muovono da un lato verso un uso della protesi come strumento atto ad aumentare la consapevolezza riguardo al contesto sociale e ambientale e dall’altro come mezzo per ampliare la conoscenza degli stati emozionali, fisiologici e fisici dell’individuo.

Nel primo caso la percezione fisica e tattile si trasforma in strumento di comunicazione, allo stesso tempo destinatario del contenuto e superficie sulla quale inscrivere il messaggio.
Il dialogo diretto con il corpo – forse riflesso di un momento in cui l’impatto della cultura visuale ha gradualmente indebolito la pregnanza di altre forme comunicative- si allontana dall’uso del simbolo e della rappresentazione come strumenti di comunicazione e trasforma la fisicitá nel recettore diretto per l’accesso alla coscienza.
Utilizzando i sensi “dimenticati” (tatto, propriocezione) artisti come Gordan Savicic in “Constrain city”, Sonia Cillari in “Sensitive to pleasure” e Marceli Antunez Roca in “Epizoo” esplorano le relazioni del corpo dell’artista con l’ambiente urbano, con la produzione artistica e con gli spettatori.
La protesi robotica , proporzionando un feedback sensoriale a situazioni contestuali, diventa uno strumento attraverso il quale il sociale si “tangibilizza” e esercita un impatto diretto sull’esperienza fisica.

Allo stesso tempo si sta verificando un crescente interesse verso opere che, utilizzando un’interazione di tipo più o meno volontario, si orientano a utilizzare la tecnologia come strumento per ampliare la consapevolezza che abbiamo di noi stessi, arrivando a farci accedere alla conoscenza inscritta nel nostro corpo.
In questa linea si situa il lavoro di Paola Tognazzi Wearable_SuperNow che producendo un feedback sonoro al movimento fisico di determinate parti del corpo, lavora sullo sviluppo di una coscienza motrice e propriocettiva.
Un’altro esempio proviene dall’ibridazione tra videogame e arte nel gioco “The mexican sandoff” di Tim Devine, in cui grazie all’uso di caschi EEG un videogame shooter si trasforma in una misura d’autocontrollo poiché il personaggio può sparare solo quando è sufficientemente rilassato.

Entrambi i tipi d’approccio appellano ad un’esplorazione della relazione tra coscienza esplicita ed implicita, tra consapevolezza diretta ed indiretta, tra conoscenza formale -espressa attraverso il linguaggio e la rappresentazione- e conoscenza corporale.
In tale contesto è interessante citare uno studio condotto da Goldin-Meadow che dimostra che in molti casi alcuni tipi di conoscenza – come quella logico-matematica- siano presenti in forma implicita nel corpo e nei gesti molto prima di essere disponibili a livello esplicito per la comunicazione formale.

Le opere descritte previamente, inserendosi nel gap tra coscienza esplicita e implicita, aprono la riflessione sull’uso della tecnologia come strumento catalizzatore di nuovi tipi di processi di conoscenza.
Ma in tale contesto come è possibile considerare la protesi?
Malafouris, partendo dalla descrizione dei dispositivi di memoria exografica, offre un modello di cognizione distribuita che prevede l’inclusione degli artefatti materiali all’interno dei processi cognitivi.
Con tale approccio egli pretende questionare la separazione tra cultura materiale e architettura cognitiva, analizzando la forma in cui i mezzi e le tecnologie esterne coprano un ruolo determinante nel modificare la natura delle esperienze e nell’influenzare la formazione dei modelli mentali attraverso i quali costruiamo la nostra interpretazione della realtà.
Si apre quindi uno spazio per cui la protesi diventa uno strumento interiorizzato ed i nostri processi cognitivi si distribuiscono su un numero di artefatti sempre più ampio.
Pensare quindi la protesi come un’estensione incorporata, uno strumento sul quale situare informazioni apre scenari allo stesso tempo accattivanti ed inquietanti rispetto al futuro del post-umano.

 

BIBLIOGRAFIA

– Broaders, S. C., Cook, S. W., Mitchell, Z., & Goldin-Meadow, S. (2007). Making children gesture brings out implicit knowledge and leads to learning. Journal of experimental psychology. General, 136(4), 539-50. doi: 10.1037/0096-3445.136.4.539.
– Capucci, P.L (2009) “Oltre le soglie del corpo”. D’ars, periodico di cultura e comunicazione visiva
– Haugeland,J., (1993). Mind Embodied and Embedded. In Yu-Houng H. Houng & J. Ho (eds.), Mind and Cognition: 1993 International Symposium. Academica Sinica
– Gallese, V. Lakoff, G. (2005). “The Brain’s concepts: The role of the sensory motor system in conceptual knowledge”. Cognitive Neuropsychology. Psychology Press, 21. Print.
– Malafouris L . (2004). “The Cognitive Basis of Material Engagement: Where Brain, Body and Culture Conflate, in Rethinking Materiality: The Engagement of Mind with the Material World, (eds) E, DeMarrais C, Gosden C, Renfrew” Cambridge: McDonald Institute for Archaeological Research: 53-62
– Poissant, L. “le vetement communiquant: pour une écologie médiatique”
-Wilson, M., (2002) Six views of embodied cognition. Psychonomic Bulletin and Review

Work in progress



Selfawareness & clothing::: some references

Pensare la wearable technology some strumento per riprogrammare l’umano, performare le nostre funzioni biologiche ed ampliare sensi ed espandere le percezioni, di noi stessi e dell’ambiente.

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Skirteleon  : gonna che cambia colori e pattern a seconda dell’umore di chi la indossa

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heartbeat hoodle di Diana Eng: una macchina fotografica scatta fotografia nel momento in cui il battito del cuore aumenta

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Malignant Mole Bikini di Fiona Carswell: nel momento in cui ci si espone ai raggi UV il bikini inizia a ricoprirsi di nei

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Taiknam Hat, cappello kinetico di Ebru Kurbak e Ricardo Nascimento, che risponde ai cambi di frequenza delle onde radio simulando il comportamento di un uccello

il corpo come interfaccia: some references

Sensitive to Pleasure” performance ed installazione di Sonia Cillari è un omaggio alla figura di Pigmalione e esplora la relazione conflittuale tra l’artista ed il suo proprio lavoro. All’interno di un cubo ambisonico, una modella nuda funziona come un theremin sensibile al contatto con i visitatori. L’interazione fisica tra la modella ed il pubblico si trasforma in pulsazioni elettriche che si trasmettono al corpo dell’artista, situata fuori dalla porta del cubo.

 

Domestic Tension” aka shoot an Iraqi, performance interattiva di Wafaa Bilal, in cui l’artista, chiuso per un mese nella sala di un museo invitava gli spettatori “to shoot an Iraqui” attraverso un’applicazione web che controllava un fucile da pinball collocato nella sala del museo.

 

Constrain City” , performance di Gordan Savicic, riflette sulle restrizioni nell’accesso alle reti wireless attraverso un corsetto reattivo che si stringe su corpo dell’artista proporzionalmente alla quantità di reti wireless chiuse ed incriptate che trova nel suo percorso di visita ad una città.

Processo::: costruzione del sensore UHF

Nella ricerca dei vari sistemi possibili per la ricezione delle frequenze UHF (ossia frequenze del microonde, dei cellulari, del wireless, del bluetooth etc) abbiamo iniziato i nostri tentativi con la costruzione di un sensore sensibile ai campi elettromagnetici.
Questo sensore – copiato dall’instructable– misura ogni tipo di differenza di potenziale elettrico nel circuito ed è il principio alla base di installazioni come “Eau de Jardin” o “Interactive Plant Growing” di Christa Sommerer & Laurent Mignonneau, in cui nel momento in cui il visitante tocca la pianta genera una differenza di potenziale (chiudendo il circuito attraverso il suo corpo) che attiva la generazione delle piante virtuali.

Nel nostro caso però l’obiettivo si orientava alla selezione delle radiofrequenze funzionali al nostro progetto: a tal fine è stato quindi necessario costruire un sistema di filtraggio ed amplificazione che permettesse discriminare le lunghezze d’onda alle quali eravamo interessate.

Utilizzando lo schema ed il tutorial di questo sito abbiamo costruito una versione del sensore che esclude la sonificazione e comunica con Arduino.

Per costruire il sensore è necessario:
1) un’antenna: abbiamo fatto prove sia con un’induttanza da 10 uH che con un filo di rame smaltato da 12,7 cm – il risultato è sostanzialmente uguale
2) 6 condensatori
– 2 condensatori da 22PFarad
– un condensatore da 0,22uFarad
– un condensatore da 47pFarad
– un condensatore da 0,1uFarad
– un condensatore elettrolitico da 100uFarad, 16V
3) 4 resistenze:
– 2 resistenze da 2.2MOhm
– 1 resistenza da 100KOhm
– 1 resistenza da 1KOhk
4) 1 transistor BC548
5) 1 circuito integrato CA3130
6) un po di filo elettrico
7) una batteria da 9V che alimenti il circuito
8 ) un led
9) arduino
10) 1 protoboard
Seguendo lo schema del tutorial abbiamo quindi montato il circuito su protoboard e collegato l’emissore del transistor al AnalogPin 0 dell’arduino.

Attraverso un codice piuttosto basico attualmente il circuito permette di accendere un led (collegato al Digitalpin 13 ed al Ground dell’arduino) nel momento in cui capta radiofrequenze UHF.
Il prossimo passo sarà quindi utilizzare questo segnale per regolare l’attivazione del compressore d’aria e gonfiare il vestito.